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BUON NATALE, BUON ANNO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 febbraio 1990
 
di Luigi Comencini, con Virna Lisi, Michel Serrault (Italia, 1989)
Gino, parrucchiere in pensione, e sua moglie Elvira sono vecchi. Insomma, vecchi... Di quell'età, biologicamente ancora vivida, nella quale è la condizione economica, e sociale, a stabilire certe scadenze. E Gino ed Elvira, questo si, sono sufficientemente poveri da non potersi permettere di vivere autonomamente: le due figlie decidono allora di prendersi in casa ognuno dei due genitori. Ma separatamente: e di sistemarli nelle stanze coi bimbi... Per Gino ed Elvira, lui coi capelli bianchi, lei che conserva la bellezza un tempo leggendaria di Virna Lisi, inizia una vita nuova a sessant'anni: fatta di telefonate furtive, d'incontri ai capolinea, addirittura nelle stanze d'albergo. Per sfuggire, oltre che al ridicolo, alle rimostranze critiche, ed alle esigenze egoistiche di figli e nipotini.

Un soggetto del genere, girato da qualcuno che non risponda al nome dell'autore di LA RAGAZZA DI BUBE, cadrebbe anche lui, ed immediatamente, nel ridicolo. Ma Comencini non per nulla è stato definito l'unico erede di De Sica: con la sua malinconia che sa riprendersi nell'arte del paradosso, con il suo pudore che la pennellata verista salva dal sentimentalismo segue la sua strada fino in fondo. Film come LA FINESTRA SUL LUNA PARK (1956), INCOMPRESO (1966) o VOLTATI EUGENIO (1979) lo avevano consegnato alla storia del cinema come uno dei più sensibili pittori dell'infanzia e dell'adolescenza. Ora, dopo alcune opere stanche (CUORE, LA STORIA e UN RAGAZZO DI CALABRIA), eccolo parlarci con estrema dignità di argomenti che solitamente vengono relegati nelle pagine dei lettori dei periodici destinati alla terza età.

Certo, BUON NATALE...BUON ANNO è un film che della discrezione non fa soltanto un'arma: la sua voglia di graffiare, commuovere o divertire è sempre smorzata a metà. Ma questa sua volontà di non eccedere mai dai mezzitoni (figli e nipoti, ad esempio, non sono mai veramente crudeli: semmai banalmente indifferenti) non è necessariamente un limite.

Splendidamente interpretato da un Michel Serrault che si sapeva consumato istrione, ma soprattutto da una Virna Lisi che vive con ammirevole consapevolezza fisica il suo momento di donna compiuta, saggiamente inserito in una geometria di spazi ben precisa (gli appartamenti, il palazzo, la strada deserta della città d'estate) un film modesto e difficile come questo dimostra una volta ancora come il suo autore, a settanta e passa anni, coniughi a meraviglia quei due pilastri che hanno fatto il cinema italiano, melodramma e realismo.


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